COME POSSIAMO GESTIRE MEGLIO LO STRESS? COSA DOVREMMO EVITARE?

COME POSSIAMO GESTIRE MEGLIO LO STRESS? COSA DOVREMMO EVITARE?

  • Nel passato la gente diceva che l’uomo è la sua parola.
     Si fidavano l’uno dell’altro con uno “PAROLA D’ONORE”. Le parole erano preziose, erano innaffiate dalla psiche dell’uomo, un’estensione di essa. E proprio come stiamo attenti a non ferire una parte del nostro corpo, così hanno detto che dovremmo stare attenti con le parole, perché fa parte di noi.

    La neuroscienze confermano queste vecchie concezioni. Per il nostro cervello ogni parola è un processo di pensieri, cambiamenti ormonali e scariche elettriche. Attenti alle parole…  

     
    Evita di :
    criticare e incolpare te stesso per ciò che sta accadendo,
    – avere rimorso per non aver risposto a ciò che gli altri si aspettavano,
    – avere maggiori aspettative per te stesso e per gli altri
    – e ‘esprimiti’ negativamente”

    Per evitare lo stress, si dovrebbe cambiare il proprio modo di pensare, fare auto-dialogo, sentirsi felici con ciò che ha raggiunto, fare respiri profondi e mettere attività e movimento nella sua vita.
    “EVITA DI USARE il ‘NON’, e parole con una connotazione NEGATIVA, COME SI “DEVE”.
    I tuoi pensieri sono direttamente correlati e influenzano i tuoi sentimenti e comportamenti.

    Secondo la Programmazione Neurolinguistica [PNL] le parole influenzano le emozioni e il comportamento
    Quali frasi sono importanti nella nostra vita?

    Ø  Oggi è stata una buona giornata”: basta dirlo almeno una volta per vedere la propria vita in modo più ottimistico
    Ø  “Mi fido di te”: tutti abbiamo bisogno di alleati in questa vita.
    Ø  “Mi dispiace”: è molto redentivo quando lo dici e lo intendi.
    Ø  Ti amo”: tutti vogliono dirlo nel profondo e tutti vogliono ascoltarlo.
    Ø  “Non so come farlo”: meglio ammettere la propria ignoranza di qualcosa e imparare che fingere di sapere.

IL BISOGNI DELLA RELAZIONE

IL BISOGNI DELLA RELAZIONE

Aristotele, definisce l’uomo “un animale sociale”, che tende ad aggregarsi, ad avvicinarsi agli altri nel tentativo di creare relazioni

Ma quando questo bisogno di avere una relazione, amichevole ed affettiva, diventa cosi forte da impedirci di vedere le persone che abbiamo di fronte, cominciano i problemi.

Spinti dalla necessità, non possiamo più scegliere, esattamente come una persona persa nel deserto non può rifiutare l’acqua che gli viene offerta. Tale è la sete da non chiedere nemmeno se l’acqua è potabile o contaminata.

Lo stesso accede con i bisogni, quelli più profondi, più intimi . Ognuno di noi ne ha, nessuno escluso. Si tratta di bisogni primitivi, che l’essere umano dovrebbe essere in grado di soddisfare in modo autonomo.   

Quali sono questi bisogni?

Ecco la lista dei bisogni primitivi che tutti dovremmo essere in grado prima di sentire e poi di soddisfare.

  • Bisogno di affidarsi : “SO CHE POSSO CONTARE SU DI TÈ”
  • Bisogno di fidarsi : “SO CHE NON MI FARAI MAI DEL MALE”
  • Bisogno di sicurezza: “MI SENTO AL SICURO NEL MONDO”
  • Bisogno di autonomia: “POSSO FARCELA DA SOLO”
  • Bisogno di riconoscimento: “VADO BENE COME SONO”
  • Bisogno di avere dei propri bisogni: “I TUOI BISOGNI NON SONO I MIEI”
  • Bisogno di competenza:  “LO SO O LO POSSO FARE”
  • Bisogno di sentirsi accettati: “NON FARE NULLA PER ESSERE AMATO”
  • Bisogno di amore: “IO SONO AMABILE”
  • Bisogno di appartenenza
STINTO, EMOZIONE, RAGIONE

STINTO, EMOZIONE, RAGIONE

LA TEORIA DEI TRE CERVELLI DI PAUL MACLEAN PER COMUNICARE EFFICACEMENTE

Per cervello intendiamo non solo l’organo in sé ma anche tutta la derivazione del sistema nervoso. La teoria dei tre cervelli di Paul Maclean raccontata attraverso la metafora del cervello come condominio e degli inquilini che lo abitano.

Paul MacLean ha sviluppato la teoria dei tre cervelli (trium brain), cioè del cervello uno e trino: neocorteccia, lobo limbico e cervello rettiliano

  1. Il cervello rettiliano

Il cervello rettiliano è la componente più arcaica, la cui anatomia assomiglia a quella del cervello dei rettili. Rappresenta l’inquilino più selvaggio e primitivo del cervello, che vive per soddisfare i bisogni primari.

Quali sono le funzioni di questa parte del cervello?

Gestione  del respiro, del flusso sanguigno, della salivazione, del metabolismo, del sistema endocrino, delle emozioni, del senso di fame eccetera. Inoltre, fa da tramite per trasmettere informazioni sensoriali, elementi di memoria e necessità fisiologiche all’area dell’attenzione e alla corteccia e coordina tutte le nostre azioni automatiche e le abitudini.

Si occupa di compiti “automatici” e perennemente concentrato sull’ambiente circostante e ha come unico scopo quello di preservare la specie. E’ in grado di farci reagire prendendo decisioni infrazioni di secondo riguardo ciò che è sicuro o meno per noi, ciò che è giusto o  sbagliato  fare in una situazione di pericolo, ciò su cui concentrare la nostra attenzione per non farci trovare impreparati.

Essendo l’espressione principale dell’istinto di sopravvivenza, il cervello rettiliano governa la strategia di FIGHT/FLY, secondo la quale ogni volta che sentiamo minacciata la nostra incolumità ci attiviamo per combattere oppure per fuggire dalla minaccia.

Le decisioni prese dal cervello antico sono sempre sensate?

La risposta è: nella maggioranza  dei casi si, ma non sempre. Considera prima di tutto che l’obiettivo di questa area del cervello è principalmente intuire/prevenire pericoli, di conseguenza a questo incide  molto sulla selezione  di ciò che attira la nostra attenzione e sull’interpretazione e primaria di ciò che analizziamo. In ogni tipo di stima messa in atto dal cervello antico si bassa su regole ferree e definite. Conoscere i limiti ci permette di comunicare con lui nel modo più efficace possibile, in caso contrario, la nostra creatività, per quanto di valore, vivrà solo di intuizioni causali.

 

  1. Il sistema limbico (lat. Limbus=bordo) o cervello emotivo

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Il cervello emotivo è l’inquilino adolescente che vive di emozioni, sensazioni, attaccamento e passioni. Agisce in modo strettamente legato agli impulsi del cervello rettile , anch’esso ha una risposta stimolo/azione pressoché automatica e non è sotto il nostro diretto controllo.

 

Talamo

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È una sorta di centralino neurale, la segreteria stacanovista  e super efficiente che ha ufficio nella sua scatola cranica, ma anche il principale responsabile di sensazioni coem la felicità, la tristezza e o il disgusto.

 

Amigdala

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In questa parte del cervello assume un ruolo di primaria importanza L’AMIGDALA, una piccola regione a forma di mandorla che gestisce il processo di memorizzazione di tutti gli eventi collegati ad emozioni forti (condizionamento della paura). Quando un evento è molto piacevole o particolarmente doloroso, l’amigdala lo processa per collegarlo a un ricordo o un’esperienza di apprendimento, a volte in maniera permanente.

 

                                      Vuoi una dimostrazione?

Ti ricordi dove eri il mattino del  12 Dicembre scorso? Probabilmente per te sdarebbe dura rispondere…

E se invece ti chiedessi dove ti trovavi e cosa stavi facendo il pomeriggio dell’11 settembre 2001?

Potere dell’emozioni.

I bravi professionisti sanno per comunicare efficacemente coinvolgendo l’amigdala è un aspetto fondamentale per poter fissare la memoria di un servizio/prodotto ed emozionare a tal punto da generarne il desiderio.

Il desiderio è strettamente correlato alla produzione da pare del cervello limbico dei 2 cosiddetti neurotrasmettitori dell’eccitazione:  DOPOMINA (motivazione)  E SEROTOMINA (umore)

  1. La neo-corteccia

 

 

La neo-corteccia potrebbe essere descritta come l’inquilino sistematico e metodico che crede di essere l’unico abitante del condominio, si illude di sapere tutto e quasi sempre vuole avere ragione. È la componente del cervello che si è evoluta per ultima, gestisce la RAZIONALITÀ, le capacità logiche di apprendimento, di problem solving e tutta la comunicazione interna (dialogo interno) ed esterna.

Si occupa del LINGUAGGIO, del parlato, della lettura, della capacità di suonare e ascoltare musica, è in grado di produrre pensieri logici e pianificare operazioni.

E’ qui che si innescano tutti i processi cognitivi che sono sotto il nostro controllo cognitivo: quando ragioniamo sulle nostre scelte , quando ci fissiamo un obiettivo, quando elaboriamo le nostre interpretazioni sulla vita e su come va il mondo.

 

          Come gestire il “condominio cervello”?

 

 

 

Il livello di equilibrio che esiste fra gli inquilini che abitano il “condominio cervello” ha un impatto diretto sulla qualità della nostra vita. Per gestirli con efficacia è necessario sviluppare tre abilità:

  1. Consapevolezza – Conoscere i meccanismi principali che governano il funzionamento della nostra mente è il primo passo per diventare più consapevoli di quello che siamo e soprattutto di quello che non siamo.
  2. Dialogo interno (self talk) – Rappresenta il modo in cui parliamo con noi stessi, ed è l’espressione principale della neo-corteccia, l’unica parte del cervello in cui ESISTE IL LINGUAGGIO. Potremmo immaginarlo come la voce dell’inquilino razionale, particolarmente inconsapevole dei meccanismi inconsci che condizionano e talvolta boicottano i suoi ragionamenti.

Secondo alcuni studi, il dialogo di questo particolare inquilino può raggiungere decine di migliaia di parole al giorno e influenza costantemente la qualità delle nostre emozioni, che a sua volta influenza stati d’animo, decisioni e comportamenti. Le parole sono importanti e il vocabolario che utilizziamo per parlare con noi stessi dovrebbe essere analizzato ed eventualmente corretto per eliminare tutti quei vocaboli che minano la fiducia in noi stessi, e tendono ad enfatizzare gli aspetti negativi senza dare una prospettiva di soluzione al problema.

  1. Focus mentale – Quello su cui ci focalizziamo diventa la nostra realtà percepita. Una mentalità orientata al pessimismo svilupperà la tendenza a vedere solo aspetti negativi, perdendo di vista quanto di bello e importante c’è nella vita di ognuno di noi.

Semplici accorgimenti come manifestare gratitudine e l’utilizzo di domande costruttive che poniamo a noi stessi, aiutano a indirizzare correttamente il focus e modificare la percezione della realtà in un’ottica di crescita, miglioramento personale ed equilibrio psichico.

           Parlare ai tre cervelli

 

 

Qualsiasi tipo di strategia comunicativa davvero efficace deve dialogare correttamente e in modo coerente con tutti i 3 cervelli

Quando comunichiamo, il tipo di comunicazione utilizzato può attivare maggiormente una delle tre aree del cervello, con effetti diretti sull’efficacia comunicativa e sul livello di persuasione generato:

  • un dialogo che evoca rischi e paure attiverà il cervello rettiliano, regalando potere all’istinto di sopravvivenza che si predisporrà alla lotta o alla fuga;
  • un dialogo emozionale, capace di parlare alla “pancia delle persone” e di generare empatia, sarà in grado di condizionare maggiormente le scelte dei nostri interlocutori
  • un dialogo ricco di riferimenti e dati oggettivi coinvolgerà principalmente la neo-corteccia, favorendo il ragionamento logico e razionale;
Fattori Di Successo Per Le Persone E Le Imprese Vincenti!

Fattori Di Successo Per Le Persone E Le Imprese Vincenti!

“Una buona metà di ciò che distingue l’imprenditore di successo da quello che fallisce è la semplice perseveranza” – diceva Steve Jobs.

ll successo è una questione di QI, di intelligenza attuale e di intelligenza  emotiva!!

Una mente imprenditoriale è un talento o un’abilità?

Un buon leader è come un atleta.

Se hai talento giusto, ma non hai coaching non raggiungerai mai un alto livello di prestazioni. Allo stesso tempo qualcuno che ha meno talento, ma è in grado di ottenere un buon coaching e un buono sviluppo sarà sempre in grado di migliorare. Penso che  le migliori menti aziendali sono come i migliori atleti che hanno talento e lo sviluppano attraverso la pratica e le competenze.

Quanto la fortuna influenza il successo e cos’è la fortuna?

Ogni la persona di successo riconosce di essere fortunata..

La fortuna non è un caso, quindi c’è una differenza tra l’essere fortunato e il caso.

La mia definizione di fortuna è l’incontro di preparazione e di opportunità.

Se ho un’opportunità e non sono preparato, che sfortuna!

Se sono preparato e non ho opportunità, che sfortuna!

Ma ogni persona di successo dice che più io mi preparo e più lavoro duramente, più realizzo la fortuna che ottengo, perché più sono preparato meno ho bisogno di un grande opportunità.

Quando sei veramente preparato, quando hai davvero fatto il tuo lavoro, allora anche una piccola opportunità è abbastanza. Ecco perché di nuovo hai bisogno di fortuna perché non puoi controllare l’opportunità, ma se sei preparato, non hai bisogno di tante opportunità.

Le persone di successo cercano le opportunità…

Questo è un altro aspetto delle persone di successo e fortunate. Cercano opportunità e si assumono dei rischi.

Richard Wiseman ha scritto un libro chiamato “The Luck Factor” e ha intervistato le persone che venivano nel suo ufficio. Alcune dichiaravano di essere fortunate, altre si dicevano sfortunate.

Ha fatto un esperimento.

 Un uomo britannico ha messo 20 sterline sul lato del marciapiede verso il suo ufficio. Tutte le persone fortunate hanno trovato i soldi. Quasi nessuna delle persone sfortunate ha trovato i soldi, anche se i soldi erano lì in entrambi i casi perché persone fortunate sono alla ricerca di opportunità. Loro si aspettano di essere fortunate.

Quali sono gli errori che di solito si fanno nel perseguire il successo negli affari e nella vita?

  1. Il primo è che la gente si concentra troppo su un solo aspetto del successoIl successo è fare molti soldi? Questa è solo una parte del successo. Ci sono molte persone un sacco di soldi che hanno una vita e relazioni terribili.  Quindi direi che il successo ha a che fare soprattutto con il successo sostenibile. Devi effettivamente bilanciare più dimensioni. Quindi se metto la mia enfasi sul denaro e mi dimentico la mia salute e delle mie relazioni, sono sbilanciato.
  2. Un secondo errore che la gente fa riguardo al successo come la nostra discussione sulla fortuna. “Pensano che la fortuna sia solo per poche persone. Pensano di dovere essere davvero speciali o davvero fortunati per avere successo.” Sì, occorre essere fortunati, ma si può aumentare il fattore fortuna. Le persone non pensano abbastanza in grande. Si tengono piccole perché non vogliono avere un’aspettativa troppo grande.

Michelangelo, diceva ”che è meglio avere un’ambizione molto alta e non raggiungerla che averne una bassa e farcela perché in questo modo mantieni te stesso piccolo”.

  • Il terzo errore è che le persone interpretano il fallimento come tale e non come feedback, perché per me una delle chiavi di ogni persona di successo.

Per essere fortunato devi essere resiliente.

Steve Jobs non aveva un successo lineare.

Fu cacciato dalla propria azienda!

I 2 segreti del successo:

1 Cominciare

2 Finire.

 

LEADER EFFICACE

LEADER EFFICACE

Temi di non essere nato per fare il leader?

Pensi che ti manca il carisma?

Per essere un leader credi che serve l’ingrediente segreto o il talento?

Secondo la mia esperienza, la leadership non ha a che fare con la personalità e il talento.

I migliori leader mostrano una straordinaria varietà di personalità, atteggiamenti, valori, punti di forza. Sono estroversi o schivi, tranquilli o maniaci del controllo, generosi o parsimoniosi, orientati ai numeri o alla visione.

Allora, che cos’hanno in comune i leader efficaci?

Fanno le cose giuste, nel modo giusto seguendo 8+1 semplici regole:

  1. Si chiedono che cosa bisogna fare
  2. Si chiedono che cosa è giusto per l’impresa
  3. Sviluppano piani d’azione
  4. Si assumono le responsabilità delle decisioni
  5. Si assumono le responsabilità della comunicazione
  6. Si focalizzano sulle opportunità, non sui problemi
  7. Tengono riunioni produttive
  8. Pensano e dicono “NOI” invece di dire “IO

E per fare …

9. Producono di più di ciò che consumano …

Semplice ma non facile  o facile ma non semplice. ..

Usando la disciplina per applicare queste regole, potrete acquisire le conoscenze necessarie per prendere decisioni intelligenti, trasformare queste conoscenze in azione e fare della vostra azienda un’organizzazione affidabile e responsabile.

Scegli tu ?

GESTIRE I CONFLITTI: PARLARE IN PRIMA PERSONA

GESTIRE I CONFLITTI: PARLARE IN PRIMA PERSONA

Una prima tecnica per togliere terreno ad un possibile conflitto prevede di parlare in prima persona ed esprimere in positivo ciò che si desidera o si pensa.

Al posto di dire

 “che permaloso, non accetti mai una critica

Mi hai deluso con il tuo comportamento”

“Non interrompermi “

Meglio dire

Capisco che una critica non fa mai piacere e, ma se è fondata mi aspetto che tu la accetti  

“Mi aspettavo un comportamento diverso da parte tua”

“Vorrei finire!”

Questo modo di intervenire è coerente con il fatto che il disaccordo parte dalla nostra testa e che siamo noi, quindi, i soggetti che lo creano e lo mettono in luce.

Parlando in prima persona ci prendiamo questa responsabilità, consapevoli di esprimere in partenza una percezione o una visione delle cose soggettiva e parziale.

Il nostro interlocutore, dall’altra parte, non si sente attaccata direttamente , ma piuttosto ripreso in modo responsabilizzato. È più facile che non si irriti e che ci risponda nel merito .

Noi, a nostra volta, qualora venissimo convinti che il nostro modo di vedere e di sentire è infondato, non faremmo fatica a rivedere questa posizione , per non esserci chiusi fin dall’inizio in un rigido schema mentale, per non esserci limitati a dire ciò che provavamo.

Inoltre, non perderemmo la faccia, non essendoci spinti né a giudicare, né ad offendere nessuno.

Non resta quindi che allenarsi quotidianamente all’uso dimi piacerebbe”, “vorrei”, mi “aspetto”.

Provate per credere